La vera torta Pasqualina di casa mia, la ricetta

Torta pasqualina

La vera torta Pasqualina di casa mia, la ricetta.
La torta Pasqualina è un piatto tipico ligure che in casa mia facciamo abbastanza spesso e che mia moglie Emmi esegue perfettamente, forse non seguendo perfettamente i canoni della ricetta ma in un modo che a noi (e ai nostri ospiti) piace moltissimo.
E’ un piatto vegetariano che una volta si faceva per il Venerdì Santo, che veniva consumato quel giorno perché vegetariano ma che poteva essere portato nella gita in campagna o al mare che, tempo permettendo, si faceva il lunedì dell’Angelo.
Il giorno d’oggi questa torta fa a buon diritto parte della grande serie di torte liguri che vengono fate e consumate durante tutto l’anno.

Anche al riguardo di questo piatto ho un bellissimo ricordo di molti anni fa: la torta Pasqualina del negozio di Marcenaro ma riguardo alle specialità di questo grande negozio mi stanno venendo in mente tanti ricordi che sarà meglio che ne parli in altra occasione… ma prometto che lo farò.

Purtroppo non ho mai visto il sig. Marcenaro preparare la torta pasqualina perciò dovrete accontentarvi di leggere come la facciamo noi in casa.

Innanzi tutto bisogna parlare della sfoglia: una volta si diceva che gli strati della sfoglia dovessero essere 33, come gli anni di Cristo ma noi facciamo una cosa molto più semplice, usando una pasta fatta con farina, un poco d’olio d’oliva, acqua, un pizzico di lievito di birra (sciolto nell’acqua) e una presina di sale. Per fare ancora prima si può anche usare una sfoglia del supermercato ma è bene sceglierne una della migliore qualità. A casa comunque facciamo la pasta da soli come prima cosa e la facciamo riposare per tutto il tempo dedicato alla preparazione dell’impasto.

Gli ingredienti sono sempre gli stessi ma è importante che le verdure siano freschissime e sempre di stagione.
Le bietole sono disponibili tutto l’anno ma durante il periodo pasquale sarebbe un peccato non usare, oltre alle bietole, i carciofi e, se possibile, le borragini.

Dopo aver fatto bollire separatamente le verdure le tagliamo abbastanza finemente ed i carciofi più grossolanamente, facendo poi saltare tutto in olio d’oliva con salvia ed uno spicchio d’aglio. Dopo, una volta raffreddate le verdure, le mescoliamo con ricotta, uova sbattute , e formaggio grana grattugiato. Controlliamo che l’impasto sia salato e aggiungiamo una macinatina di pepe.

Stendiamo poi la sfoglia su di un tegame da forno oliato, copriamo con il nostro impasto (a seconda della quantità la torta diventerà più alta, preferibile almeno tre centimetri), facciamo alcuni piccoli avvallamenti dentro ognuno dei quali rompiamo un uovo, facendo attenzione a non rompere il rosso… l’idea sarebbe che ad ogni bella fetta corrispondesse anche un uovo. Copriamo con ancora almeno due o tre strati di sfoglia, i più sottili possibile.

Una volta chiusa la torta faremo al suo contorno una piccola treccia di pasta arrotolata e finalmente spennelleremo tutto con uovo sbattuto allungato leggermente con acqua. Un tocco di classe sarebbe mettere una cannuccia in un buchetto sotto la sfoglia di pasta più in alto e soffiare con delicatezza in modo che questa sfoglia gonfi e dia un aspetto più importante alla torta. Faremo poi cuocere il tutto a 180° finché la Pasqualina non prenderà un bel colore ambrato.

Qui di seguito quattro belle foto della torta:

Torta pasqualina

Torta pasqualina

Torta pasqualina

Torta pasqualina

Sestri Levante vista dalla zona delle Mimose

Sestri Levante vista dalle Mimose

Sestri Levante vista dalla zona delle Mimose.
Cogliendo al volo il sabato pomeriggio nettamente primaverile, al dispetto delle previsioni, ho fatto un giro su dalle Mimose per poter fotografare la nostra Sestri Levante dall’alto, che è sempre un bel vedere.
Cogliendo l’occasione per augurare a tutti Buona Pasqua vi posto questa che credo essere una bella foto (leggermente corretta in hdr).

Sestri Levante vista dalle Mimose

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I bellissimi fiori dell’albero di albicocco

Fiori di albicocco

I bellissimi fiori dell’albero di albicocco.
Non è la prima foto dei fiori di albicocco che pubblico sul sito ma questi fiori bianchi sono davvero una meraviglia secondo me.

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Fiori di albicocco

Albero da frutto, noto anche come armellino nei dialetti veneti in seguito agli scambi con l’Oriente, fu creduto da Linneo originario dell’Armenia – da qui deriva l’epiteto specifico “armeniaca” – ma la pianta era originaria della Cina. Venne importato in Europa dal romano Lucullo.
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Futomaki sushi

Futomaki sushi

Futomaki sushi.
Devo dire che nella giungla dei vari tipi si sushi, che per altro non amo particolarmente, c’è veramente da perdersi.
Comunque a me piace il sashimi ma non disdegno andare ad un ristorante fusion giapponese che in questo caso è Spazio Sushi in piazza Piccapietra a Genova (del quale può non trovo né un sito né una recensione su TripAdvisor, dal momento ch ha aperto da un paio di settimane).
E come sempre amo fotografare il cibo anche se qui ho qualche difficoltà nell’indicare esattamente il piatto in oggetto. Sul menù c’è scritto Futo Lovesushi; cercando in rete credo sia giusto chiamarlo futomaki.
Il risultato è comunque estaticamente piacevole e, a detta di chi lo ha mangiato, molto buono.

Non si offendano i puristi ed esperti di cibo giapponese che invito anzi a correggermi!

Futomaki sushi

Nigiri: sushi di salmone

Nigiri: sushi di salmone.
Se vado ad un ristorante giapponese le uniche due cose che mangio sono i nigiri ed il sashimi.
Il nigiri è un tipo di sushi composto da una pallina di riso ed una fettina sottile di pesce adagiata sopra (in questo caso salmone).
Si mangia intingendoli in salsa di soia e, se piace, wasabi.

Foto scattate con iPhone 6.

Il sushi è un insieme di piatti tipici della cucina giapponese a base di riso insieme ad altri ingredienti come pesce, alghe, vegetali o uova. Il ripieno è crudo e può essere servito appoggiato sul riso, arrotolato in una striscia di alga, disposto in rotoli di riso o inserito in una piccola tasca di tofu.
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Il baccalà alla Gomes de Sa, la ricetta

Il baccalà alla Gomes de Sa, la ricetta.
Quando parlo di Baccalà mi viene da pensare a molti anni fa, quando le navi facevano gli ultimi viaggi di linea verso il Sud America. Era un altro mondo, le navi alternavano periodi di crociere a quelli che purtroppo sarebbero rimasti gli ultimi viaggi di linea. Gli ultimi viaggi per quelli che erano gli ultimi emigranti classici, persone povere che lasciavano tutto quel poco che avevano per raggiungere il miraggio di una terra lontana, ricca e che offriva ancora opportunità. Oltre ai piccoli gruppi di emigranti italiani e spagnoli, ai pochi centro-europei, che andavano per la maggior parte a ricongiungersi alle famiglie, i portoghesi erano la stragrande maggioranza. Verso i primi anni ’70 stavano ormai tramontando i miraggi di Brasile e Argentina e il flusso emigratorio si rivolgeva verso il Venezuela, terra ricchissima, dove le monete di metallo erano ancora tutte d’argento… Intere famiglie imbarcavano a Funchal, nell’isola di Madera, allora molto povera ma molto più bella e vera di oggi. L’isola perdeva migliaia di poveri braccianti, pescatori, uomini senza cultura ma che trasudavano forza, volontà ferrea e grande rispetto verso gli altri. Tra parentesi non molti anni più tardi, gran parte di questi emigranti ritornava a casa con soldi, cultura e mantenendo la stessa ferrea forza di volontà che re-investivano nella loro isola, collaborando così alla sua rinascita.

Questo lungo preambolo per ricordare che a quei tempi, per legge di emigrazione, sulle navi era obbligatorio avere, oltre al personale italiano, un certo numero di cuochi, camerieri, un medico ed un commissario governativo delle varie nazionalità degli emigranti che dovevano accudirli a seconda delle loro necessità. Mentre i medici e il commissario governativo facevano la bella vita a bordo, i cuochi e i camerieri erano molto impegnati alla preparazione di piatti che potessero venire incontro alle abitudini degli emigranti. Io, incuriosito da ciò che veniva cucinato da questi cuochi, quando avevo il tempo e la possibilità, andavo in cucina a vedere come questi piatti venissero eseguiti. Uno dei prodotti classici usati nella cucina portoghese, che fa parte della sua vasta tradizione è il baccalà e con questo pesce vengono preparati moltissimi piatti che fanno parte della grande ed eccellente cucina di questa meravigliosa terra. Il portogallo ha una cucina straordinaria: olii, vini, formaggi, distillati e prodotti alimentari straordinari che purtroppo non hanno la risonanza di quelli italiani, francesi e spagnoli ai quali non hanno nulla da invidiare. Tornando al baccalà, cioè al merluzzo salato, i portoghesi non dipendono dalla Norvegia come tutti gli altri paesi ma hanno una grande tradizione con pescherecci che vanno a pescare questi straordinari pesci direttamente nei grandi banchi del nord e che poi salano direttamente a bordo. Purtroppo non riesco a non divagare e potrei continuare a parlare della cucina portoghese per chissà quanto ma adesso voglio tornare a questa classica preparazione del “Baccalà alla Gomes de Sa” semplificandola un po’, come piace fare a me.

La ricetta

Ingredienti per 4 persone:

un bel filetto di baccalà bagnato, quattro patate grandi, due cipolle, un panino secco, due uova bollite, prezzemolo tritato, olive nere e olio d’oliva.

Prima di tutto ho lasciato il baccalà a bagno dalla sera prima cambiando l’acqua diverse volte per togliere più sale possibile. Al mattino ho tagliato a fette di circa 1 cm. alcune patate che ho messo a bollire in acqua non salata. Una volta che le patate hanno quasi raggiunto la cottura le ho tolte dall’acqua ed messo la stessa acqua bollente in un piatto dove avevo messo il baccalà lasciandovelo per alcuni minuti per sbollentarlo ma senza farlo cuocere.

Ho tagliato la cipolla a fette sottili e le ho fatte soffriggere a fuoco basso. Ho infine preparato la pirofila da forno bagnandola con poco olio, mettendo sul fondo uno strato di patate lasciandone da parte alcune fette ed ho adagiato poi sopra il baccalà rotto a pezzetti e la cipolla soffritta e stufata. Ho bagnato con un filo d’olio. Poi ho tritato grossolanamente un poco le patate rimanenti, sminuzzato il pane secco e l’uovo sodo ed ho mescolato questi ingredienti aggiungendo il prezzemolo tritato, le olive nere ed ancora un po’ d’olio.

Ho coperto la pirofila con questa panatura e la ho messa nel forno caldo a 180 gradi per 20 minuti mettendo il grill per gli ultimi cinque.

Ed ecco il piatto finito, buon appetito!

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Torri medievali di Savona

Torri medievali di Savona

Torri medievali di Savona.
Una delle caratteristiche della città di Savona sono le sue torri medievali. Sparse per la città, spesso inglobate all’interno dei palazzi costruiti successivamente, fanno buona mostra di se ed accolgono i turisti provenienti dalle navi da crociera.
Come queste due, le torri Riario e Corsi proprio in fronte al porto:

Torri medievali di Savona