Spaghetti integrali a modo mio, la ricetta

Spaghetti integrali a modo mio

Spaghetti integrali a modo mio. Per 4 persone. Per questa ricetta uso:

– 320 grammi di pasta integrale
– 1 sacchetto di bottarga di muggine (di solito viene venduta in confezione di due sacchetti che sembrano due bastoncini marroni/rossastri e che sono gli involucri originali delle due sacche di uova contenuti nel pesce
– 1 spicchio d’aglio
– peperoncino secondo i gusti
– olio d’oliva quanto basta
– 2 o 3 pomodorini di pachino per persona
– 2 cucchiai abbondanti di pane grattugiato.

Innanzi tutto, come mi insegnò molti anni fa un grande Chef, faccio tostare il pan grattato nella padella antiaderente asciutta, facendo evaporare la poca umidità che ancora contiene per renderlo più digeribili; poi lo metto da parte. Adesso preparo un fondo facendo soffriggere l’aglio e il peperoncino nell’olio d’oliva aggiungendo poi i pomodorini tagliati in quattro parti e privati dei semi e un poco d’acqua per farli cuocere senza che secchino e senza che l’agio bruci.

A questo punto preparo la bottarga grattugiando una delle due uova e aggiungendola al pane grattugiato e mescolando bene. I pezzetti che rimangono più grandi li aggiungo al fondo dell’olio facendoli semplicemente scaldare ma senza che brucino.

Il lavoro è finito: faccio saltare gli spaghetti cotti al dente nel soffritto, li metto nel piatti da portata e li cospargo con la bottarga grattugiata e mescolata con il pan grattato. Mescolo bene prima di servire.

Enjoy your meal!

Spaghetti integrali a modo mio

Le acciughe marinate al limone: la ricetta

Acciughe al limone

Le acciughe marinate al limone: la ricetta.
Uno dei piatti tipici della Liguria sono le acciughe al limone.

Ho raccolto molti limoni che la pianta del mio giardino mi ha, come al solito, abbondantemente regalato ed ho visto nella mia pescheria di fiducia delle belle acciughe nostrane, non grandissime, ma già di dimensione accettabile e così ho preparato le prime acciughe al limone della stagione.

Voglio descriverne la preparazione che imparai molti anni fa da una signora quasi analfabeta. Una grande donna che faceva la lavapiatti per mantenere tutta la famiglia e che aveva un grande talento per la cucina.

Prima di tutto scegliete le acciughe che devono essere freschissime e di misura abbastanza grande.

Poi con calma dopo aver tolto la testa ai pesci e, con essa, le interiora o la maggior parte di esse, mettete le acciughe in un recipiente con uno spiffero d’acqua corrente e lasciatele sotto questo spiffero per almeno dodici ore.
Fatta questo operazione vedrete che le acciughe saranno diventate bianche, sode e si saranno leggermente aperte per permettervi di rimuovere le lische senza romperne le carni lasciando però la coda attaccata ai pesci.
A questo punto, per seguire le attuali regole di sicurezza alimentare, mettete il pesce ben ordinato in un recipiente che lascerete nel congelatore per almeno 48 ore per poter eliminare definitivamente eventuali parassiti che potrebbero contenere.
Passato il tempo richiesto consiglio di fare ritornare il pesce ad una temperatura che permetta di maneggiarlo lasciandolo nel frigo normale onde evitare che lo shock termico ne guasti la delicatezza delle carni e poi procedere con la preparazione. Anche questa è una operazione molto delicata che va fatta con attenzione e precisione.

Innanzi tutto spremete una buona quantità di limoni e tenete a portata di mano un contenitore di sale fino ed un recipiente basso e abbastanza largo da poter contenere le acciughe messe a più strati sovrapposte. Cospargete leggermente il fondo del contenitore con sale fino e adagiatevi sopra uno strato di acciughe. Fatto questo cospargete ancora con un poco di sale e poi coprite con succo di limone. A questo punto fate un altro strato di acciughe che metterete, sempre con grande attenzione, una sopra l’altra, salando ancora leggermente e coprendo ancora con limone… e continuate questa operazione fino ad esaurimento del pesce e fate in modo che il succo di limone lo copra completamente. Mettete poi il contenitore coperto in frigorifero e lasciatevelo per 24 ore. Passate le 24 ore prendete il contenitore e, sempre con molta attenzione per non far muovere il pesce, scolate completamente il limone ed sostituitelo con olio d’oliva.
Sopra tutto cospargete un poco di origano ben fino.
Le acciughe sono pronte.

N.B. Lo so, questa preparazione é lunga e faraginosa e si può abbreviare molto; si può utilizzare aceto invece del limone o fare altre manipolazioni ma la ricetta che vi ho proposto è senz’altro la migliore che io abbia mai visto anche se è la più lunga, difficile e cara…

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Acciughe al limone

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Acciughe sotto sale, la ricetta

Acciughe sotto sale

Acciughe sotto sale, la ricetta.
Questa mattina ho preparato un piattino di acciughe salate e più avanti vi spiegherò come ho fatto. Mentre pulivo le acciughe che misi sotto sale la scorsa estate mi è venuto in mente l’operazione della salatura che faceva mio nonno materno mentre io, bambino, lo osservavo con attenzione. Questa è una storia un po’ lunga ma se avete voglia di leggerla desidero narrarvela… Bisogna andare molto Indietro negli anni, quando il nonno mi raccontava queste storie. Lui ed i fratelli erano molto giovani e vivevano presso la cascata, a Riva Trigoso, zona ponente. La vita era dura e i cantieri erano ancora agli albori pertanto i mezzi per sopravvivere erano veramente limitati: molti uomini andavano a navigare altri sopravvivevano facendo i contadini/pescatori perché sia la terra che il mare, da soli, non permettevano di sopravvivere e la gente si doveva adattare facendo i due mestieri. Questo è appunto quello che facevano mio nonno ed i suoi fratelli, soprannominati i “buluin”.  D’estate, pertanto, si dedicavano alla pesca delle acciughe che veniva fatta sotto costa, seguendone i banchi verso le cinque terre. La barca era un gozzo a vela latina, la rete si chiamava “manata” e la pesca avveniva piu o meno come oggi ma senza l’aiuto della lampara; prima della partenza le donne preparavano i barilotti di sale ed pescatori seguivano la costa pescando e salando, finché i barilotti non erano pieni di acciughe e si poteva così ritornare a casa. Di notte si fermavano nei porticcioli, mangiando pesce con quel poco che ricevevano scambiando i pesci di maggiore qualità che rimanevano nelle reti con le acciughe con gallette e verdura, mentre il vino e l’olio (e spesso anche le gallette) le portavano da casa. Nacquero così, per necessità, molti piatti che poi divennero tipici della nostra cucina, il più conosciuto dei quali è il “bagnun”. Mi sembra di vederlo mio nonno quando, dopo aver tolto loro la testa, adagiava nell’arbanella di vetro uno strato di acciughe, testa e coda, alle quali alternava un sottile strato di sale grosso. La meticolosità con cui eseguiva questa operazione era la garanzia di uno prodotto finito di qualità. Dopo alcuni mesi le acciughe erano mature per essere consumate.

La preparazione della acciughe cerco di farla come faceva il nonno anche se non sono sicuro se anche lui eseguisse la stessa procedura: prima tolgo con cautela il pesce dall’arbanella. Poi cerco di togliere con calma dalle acciughe più sale possibile e le lavo leggermente con una miscela di aceto appena allungato con acqua aprendole per togliere loro la lisca. Anche questa operazione va fatta con cautela cercando di non rompere il pesce. Alla fine tolgo dai filetti eventuali piccole lische o residui di sale e poi li strizzo per far uscire i residui di aceto e li adagio su di un piatto che ho bagnato con olio d’oliva extra vergine. Spargo poi sui filetti poco aglio tritato ed origano ed infine copro ancora con olio d’oliva. Il piatto è pronto. Buon appetito.

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Acciughe sotto sale

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La tipica farinata di ceci della Liguria

Farinata di ceci

La tipica farinata di ceci della Liguria.
Tra le innumerevoli foto di cibo, e tra le molte di piatti tipici liguri (focaccia al formaggio, pesto, ravioli…), mancava una delle regine: la farinata (fainà in dialetto genovese).
Giusto stasera, non sapendo cosa mangiare, ho deciso di colmare la mancanza e complice il fatto che abito vicino ad una pizzeria d’asporto (probabilmente qui a Sestri Levante fa la farinata più buona da portare a casa è proprio questa de I Due Gabbiani).
Acqua e farina di ceci, con un filo d’olio d’oliva, per un piatto semplice e salutare cotto in un forno a legna in una teglia di rame. In queste foto la farinata è quella semplice ma si può “condire” con stracchino, con gongorzola o, uno sfizio, con bianchetti.

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La farinata di ceci, conosciuta anche come fainè, fainà (in ligure) o cecìna e torta di ceci (in Toscana), è una torta salata molto bassa, preparata con farina di ceci, acqua, sale e olio extravergine di oliva. Si tratta di un piatto tipico della tradizione ligure, dove fu importato nel Medioevo dalla Repubblica Marinara di Genova, grazie ai contatti commerciali col mondo arabo e successivamente si è diffusa anche in altre parti dell’Italia.
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Farinata is a dish based on chickpea flour typical of Liguria – La farinata est un plat à base de farine de pois chiches typique de la Ligurie – La farinata es un plato a base de harina de garbanzos típico de Liguria – Farinata é um prato à base de farinha de grão de bico típico da Ligúria – Farinata ist ein für Ligurien typisches Gericht auf Basis von Kichererbsenmehl – Farinata là món ăn làm từ bột đậu xanh đặc trưng của Liguria – Farinata 是一道以利古里亚典型的鹰嘴豆粉为基础的菜肴 – ファリナータはリグーリア州特有のひよこ豆粉をベースにした料理です

Ragù alla ligure con involtini, la ricetta

Ragù alla ligure con involtini

Ragù alla ligure con involtini, la ricetta.
Oggi desidero descrivervi il ragù alla ligure, il “tuccu”, come viene fatto da sempre in casa mia.
Non so se corrisponde esattamente ai canoni della cucina ligure ma è veramente ottimo.

Ingredienti per una bella pentola di sugo

Un bel pezzo di matama’ di manzo di circa 300/350 grammi è un paio di salsicce; una cipolla media tritata; olio d’oliva extra vergine abbondante; mezzo bicchiere di vino rosso, alcuni pezzetti di porcini secchi; una lattina di pomodori pelati e poco concentrato; alloro e rosmarino.
Per gli involtini: fettine di vitellone nel magro di spalla; cipolla tritata assieme a prezzemolo, pane grattato e salsiccia. Tagliare le fettine e batterle leggermente fino a far loro raggiungere le dimensionI di  cIrca 10 cm x 15 (ma non fate i geometri), racchiudere nel loro interno il battuto degli ingredienti appena descritti, e chiudere bene la carne con una stuzzicadenti.

Preparation

Soffriggete la cipolla nell’olio aggiungete la carne e le salsicce facendole rosolare a fuoco vivace e poi gli involtini. Una volte che la carne sarà ben rosolata, bagnate con il vino, fate evaporare ed aggiungete i funghi secchi, gli aromi, i pomodori pelati passati ed il concentrato. Abbassate il fuoco e controllate il sale tenendo conto che la salsiccia è salata. Fate cuocere a fuoco basso per circa un’ora e poi tritate due terzi della carne e aggiungetela, continuando la cottura per un’altra oretta. 
A casa nostra con il ragù condiamo la pasta e nei giorni successivi serviamo gli involtini con poco sugo e riso pilaf. Questo tipo di accompagnamento degli involtini non è tipico ligure ma è stato introdotto in casa nostra da mia moglie Emma, che è un’ottima cuoca ma che ogni tanto inserisce nei suoi piatti piccoli ricordi della cucina delle sua originip Svizzere e che che ormai fanno parte delle nostre abitudini.
Provare per credere. Se non sapete, in altra occasione vi descriverò il riso pilaf, o pilaff o pilaw…

Ragù alla ligure con involtini

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Spaghetti integrali alle vongole, la ricetta

spaghetti con vongole

Spaghetti integrali alle vongole, la ricetta.
Al giorno d’oggi sembra normale mangiare o ordinare al ristorante un piatto di spaghetti con le vongole ma non è stato sempre così: una volta, per quanto sappia io, a Sestri Levante e forse in tutta questa zona, le vongole non erano conosciute o per lo meno non facevano parte della nostra cucina. Si mangiavano gli spaghetti con i muscoli, con le patelle, con i cornetti, con i “grunsci” ma non con le vongole, almeno per quanto ricordi io. Descrivendo le acciughe con i piselli ho parlato del ramo materno della mia famiglia e così riguardo alle vongole e ai frutti di mare che vivono nella sabbia parlerò del nonno paterno, il capostipite della mia famiglia e della moglie, grande donna, silenziosa e tenace, nonché grande cuoca.
Il nonno era di origine campana (Vietri sul mare), grande pescatore dilettante mentre la nonna era di origine parmense (Fontanellato/Busseto) e grande cuoca di quella tradizione. La nonna con cinque figli sulle spalle sapeva fare da mangiare con niente e sfruttava al massimo tutto quello che il marito pescava e portava a casa giornalmente. I nonni con gli zii abitavano a vicino all’hotel Miramare ed io in estate venivo giornalmente da loro per andare al mare. Con mio cugino, di un anno e mezzo più piccolo e adesso affermato architetto, stavamo tutto il giorno a mollo nella bellissima e limpida acqua della baia del silenzio che purtroppo non era come adesso: i corpi morti erano pochissimi, sotto i frati c’era una grande colonia di poseidonia e la sabbia era ancora viva, popolata da ogni tipo di creatura marina. Appena fuori dall’acqua gli scogli erano coperti di muscoli e patelle e nelle pozzette d’acqua erano numerosi i granchi e le altre creature del bagnasciuga. Accadeva spesso che un polpetto si avvinghiasse ai piedi di un bagnante timido che metteva i piedi nell’acqua o che una piccola bavosa o un altro pesciolino da scoglio rimanesse prigioniero in una pozzetta per colpa della marea. Per noi che avevamo circa dieci o undici anni, era una gioia ed un divertimento infinito: conoscevamo ogni palmo della nostra baia sia in mare che fuori, correvamo scalzi sugli scogli fino alla diga o nuotavamo tra la poseidonia scambiandoci l’unica maschera subacquea per scoprire una granseola, un polpo o controllare le meravigliose grandi nacchere che rispettavamo e la cui presenza non rivelavamo a nessuno. Erano i tempi in cui in mare si vedeva spesso un altro grande personaggio di Sestri con la sua lancetta che con una lunga fiocina pescava polpi ma che si fermava a parlare e a giocare con il suo amico polpo Mario la cui storia e’ assolutamente vera. Scusate se mi perdo nei ricordi ma tornando a noi, il nonno ci aveva insegnato che in acqua, appena pochi centimetri sotto la sabbia, viveva il grande mondo dei frutti di mare bivalvi, appunto le vongole, i tartufi di mare, i fasolari… Con mio cugino, in poco tempo, tuffandoci a circa due metri di profondità frugando la sabbia a mani nude, riuscivamo a pescare vongole e simili sufficienti per un ottimo piatto di spaghetti che la nonna preparava per noi.
Questo era infatti un piatto della cucina napoletana che il nonno aveva insegnato a tutti noi e che la nonna cucinava magistralmente. Da noi a Sestri fu un grande cuoco e ristoratore napoletano che con la moglie, sorridente, piacevole e gentilissima, cominciarono a servire gli spaghetti con le vongole.
Ancora oggi, quando incontro Il sig. Gianagreco che apri’ alla fine degli anni sessanta il ristorante Don Luigi gli ricordo quei giorni e lo ringrazio.

Ricetta per 4 persone:

Torniamo a noi ed agli spaghetti con le vongole, vi descrivo la ricetta come piace a me:

350 gramm circa di spaghetti integrali; un chilo di vongole; due spicchi d’aglio, due pomodori maturi, un buon bicchiere di olio extra vergine, poco vino bianco, prezzemolo tritato. 

Consiglio di fare aprire a parte le vongole per evitare che una sola ancora piena di sabbia rovini la salsa, sgusciatene una parte e conservate il liquido. Fate poi soffriggere l’aglio tritato nell’olio, aggiungete le vongole ed i pomodori tagliati a quadratini. Quando i frutti di mare avranno preso calore bagnate con poco vino, fate sfumare e aggiungete il liquido di cottura benfiltrato e lasciate cuocere per una decina di minuti. Aggiungete la pasta cotta al dente, fatela amalgamare  satandola e servitela dopo averla cosparsa di  abbondante prezzemolo tritato.
Buon appetito ed eccovi la foto del piatto:

spaghetti con vongole

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Anchovies with peas, the recipe

Acciughe con piselli

Anchovies with peas, the recipe.
This morning I found, in the Leripesca shop in Sestri Levante, some beautiful local anchovies and some childhood memories came back to me. The anchovy, for me, is the princess of the kingdom of blue fish, in turn on the pedestal among the products of the sea. The anchovy can be prepared in a thousand ways, both cooked and raw (in this case after 96 hours in the freezer); the local one is seasonal but it is in the month of May, when the water is still fresh, that it is the right size and that for me lends itself best to the preparation with peas, also seasonal. Once again I do not know if the recipe I am about to describe is the true Ligurian one but it is the one that an aunt of mine used to prepare, considered the most thrifty among the very thrifty women in my maternal family. As a child I often went to this aunt of mine, the wife of a brother of my grandmother who, like the whole family, lived in the first hinterland where the fishmongers came with the cart and the boxes of blue fish caught during the night and who called the women to sell them the very fresh catch. At this moment I smile because I think of my aunt, a beautiful woman, tall, thin with wavy blond hair and very clear blue eyes, who died at 96 years old... My aunt went to buy anchovies for the family, composed of four adults but she did not ask for a weight, like half a kilo, but a number, no more than 15/16 depending on the size. To the anchovies she added so abundant peas from the garden and pieces of dry bread, saved from the little that was left over and that was usually part of the mash for the chickens. Here is the very simple recipe for 4 people:

About 800 grams of anchovies, 300 grams of fresh peas, shelled, a little tomato paste, half an onion, a clove of garlic, extra virgin olive oil, a few tablespoons of white wine.

Separately, lightly cook the peas in boiling salted water. In a low pot, preferably terracotta, fry the chopped onion and garlic in oil, add a little wine and add the concentrate, diluting with a little of the pea cooking water. After a few minutes, when the base is well blended, add the peas and cook and blend this base well. Taste if salt is needed. At this point, when the base is very hot, add the anchovies and immediately cover the pot with a lid. Leave to cook for a few minutes and serve immediately with croutons. I use wholemeal bread from the Vassallo bakery in Sestri Levante… 

Why do we use tomato paste? Once upon a time, tomatoes only grew in the summer and, towards the end of this season, bottles were prepared at home with the sauce and the paste that was used in the most daring preparations.

This is the preparation:
Acciughe con piselli

This is the final dish:
Acciughe con piselli

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Seppie con piselli a modo mio, la ricetta

Seppie con piselli

Seppie con piselli a modo mio, la ricetta.
Visto che ormai i piselli freschi nostrani si trovano a prezzo abbordabile, questa mattina volevo preparare un piatto ligure tipico di questa stagione: acciughe in umido con piselli. Purtroppo non ho trovato acciughe di mio gradimento ma, in compenso, ho visto sul banco della pescheria alcune seppie, piccole e freschissime ed ho pensato di prepararle in umido al posto delle acciughe. Sinceramente non so se questa ricetta abbia attinenza con la cucina ligure o con quella meridionale che io amo altrettanto ma vi descriverò’  come la ho preparata.
Dopo aver pulito le seppie e conservato un sacchetto di nero, ho fatto un soffritto di cipolla a cui ho aggiunto uno spicchio d’aglio intero ed un pezzetto del mio peperoncino piccante. Ho poi aggiunto le seppie tagliate a listelle e le ho fatte soffriggere a fuoco vivace. Ho bagnato con poco vino bianco e, una volta evaporato, ho aggiunto il pomodoro passato e il sacchetto con il nero. Ho poi aggiunto i piselli che avevo precedentemente fatto cuocere per qualche minuto in acqua bollente ed ho lasciato cuocere aggiungendo, quando necessario, un po’ dell’acqua dei piselli.

Ingredienti per quattro persone

  • Un kilo di seppie fresche con un sacchetto del loro nero
  • 750 grammi di pomodori maturi, che ho fatto cuocere in una pentola senza acqua per farne uscire l’acqua che poi ho passato oppure due scatolette di passata di pomodoro
  • Trecento grammi di piselli freschi sgusciati
  • Un bicchiere piccolo di olio extra vergine
  • Un cipolla grande, uno spicchio di aglio e peperoncino secondo i gusti
  • Poco vino bianco
  • Vi aspetto presto per le acciughe, questa volta preparate con i piselli come le faceva mia nonna…

    Seppie con piselli

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    Spaghetti alla carbonara

    spaghetti alla carbonara

    Spaghetti alla carbonara.
    Questo è il secondo post (e seconda foto, here la prima) di un bel piatto di pasta alla carbonara. Ricetta veramente velocissima: guanciale (in questo caso ho usato del semplice prosciutto cotto a dadini), uova, panna, parmigiano e una spolverata di pepe nero. Tutto pronto nel tempo che gli spaghetti siano al dente.
    Cosa volete di più? Here una bella video ricetta.

    spaghetti alla carbonara

    Un piatto di trippa in umido

    Un piatto di trippa in umido.
    Piatto tipico ligure (o genovese) utilizzando le frattaglie bovine. Ovviamente è il piatto tipico di molte regioni e città italiane, ognuna con la propria ricetta.
    Queste sono cotte in pentola con cipolla, pinoli, olive e patate.

    Ti piacciono le trippe? Aggiungi un comment or go to the bottom of the site to read what other visitors have written.

    trippa

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