Francesinha

Francesinha

Francesinha.
Piatto tipico portoghese. Una delizia di piatto anche se una bomba calorica: pane, formaggio, prosciutto, uovo, salsiccia, carne di vitello e salsa di pomodoro (arricchita con ingredienti segreti, credo salsa di clamato) cotti al forno.

Francesinha

La francesinha è un tipico sandwich portoghese, originario di Porto.
Viene preparato con due fette di pane in cassetta farcite con salsiccia fresca, fiambre[1] (un prosciutto cotto tipico del Portogallo), linguiça, salumi e una bistecca di manzo, il tutto ricoperto con formaggio fuso e infornato in una terrina di terracotta con un’abbondante salsa a base di pomodoro, birra e peperoncino.
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I ravioli al ragù della trattoria Bocca Moà

Ravioli al ragù di Bocca Moà

I ravioli al ragù della trattoria Bocca Moà.
Della serie foto di ravioli al ragù di carne, piatto tipico dell’entroterra della Riviera di Levante, questi sono stati mangiati domenica scorsa presso la trattoria (ma è anche un agriturismo) Bocca Moà (recensione su Tripdavisor) che si trova sulla strada per il lago di Giacopiane, credo comune di Borzonasca.
Buoni ma non i migliori.

Vai a vedere il mio articolo con la mia personale classifica dei ristoranti dove ho mangiato i migliori ravioli al ragù della Provincia di Genova di Levante.

Sei mai stato a mangiare i ravioli qui? Aggiungi un commento oppure vai nella parte bassa del sito per leggere cosa hanno scritto gli altri visitatori.

Ravioli al ragù di Bocca Moà

Il raviolo è, poi, mutevole anche nel nome, mutandosi in agnolotto o agnellotto (di forma piccola) in Piemonte e nel Pavese, anolino nel Piacentino e nel Parmense, marubino nel Cremonese e nella pianura nord-orientale piacentina, tortello in Emilia e Lombardia, pansoti o pansotti in Liguria, tordello o turdelo nella Toscana nord occidentale e nell’estremo Levante ligure, tortello in quasi tutta la Toscana, dal Pistoiese all’Aretino, dal Pisano alla Maremma, cappellaccio nel Ferrarese, ravaioli o agnolotti nelle Marche, mentre in Irpinia vengono chiamati ravaiuoli e sono di pasta bianca. In alcune aree del meridione vengono chiamati “maccaruni chini”. Nel basso Cilento prendono il nome di “cauzuni” ed assumono la grandezza di una mano sono di pasta bianca (senza uovo) con ripieno di ricotta e prezzemolo.
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Ecco dove si trova l’agriturismo:

Ravioli with ragù from Bocca Moà restaurant – Les raviolis au ragù du restaurant Bocca Moà – Los ravioles con ragú del restaurante Bocca Moà – O ravioli com ragù do restaurante Bocca Moà – Die Ravioli mit Ragù vom Restaurant Bocca Moà – Món ravioli với ragù của nhà hàng Bocca Moà

Minestrone di verdure

Minestrone di verdure.
Non è il primo post a riguardo ma nell’altro la foto non era decente.
Un buon piatto di minestrone di verdure, fatto in casa non comprato al supermercato, che fa sempre molto piacere mangiare quando si comincia ad entrare nella stagione fredda.

minestrone

Gulasch con patate

Gulasch con patate

Gulasch con patate.
Di passaggio in Ungheria fortunatamente in un mini autogrill, abbiamo travato un po’ di ottimo gulasch con patate.

Gulasch con patate

Vi lascio anche un paio di siti con la ricetta: lacucinaitaliana.it, giallozafferano.it e cookist.it.

Si tratta di una preparazione per lo più semiliquida (zuppa), che i mandriani cucinavano dentro un grande paiolo messo sopra un fuoco alimentato dalla legna all’aperto quando, ad esempio, trasportavano i pregiati bovini grigi di razza podolica (razza bovina dalle lunghe corna) dalla pianura della pusta ai mercati di Moravia, Vienna e Norimberga.
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Le acciughe marinate al limone: la ricetta

Acciughe al limone

Le acciughe marinate al limone: la ricetta.
Uno dei piatti tipici della Liguria sono le acciughe al limone.

Ho raccolto molti limoni che la pianta del mio giardino mi ha, come al solito, abbondantemente regalato ed ho visto nella mia pescheria di fiducia delle belle acciughe nostrane, non grandissime, ma già di dimensione accettabile e così ho preparato le prime acciughe al limone della stagione.

Voglio descriverne la preparazione che imparai molti anni fa da una signora quasi analfabeta. Una grande donna che faceva la lavapiatti per mantenere tutta la famiglia e che aveva un grande talento per la cucina.

Prima di tutto scegliete le acciughe che devono essere freschissime e di misura abbastanza grande.

Poi con calma dopo aver tolto la testa ai pesci e, con essa, le interiora o la maggior parte di esse, mettete le acciughe in un recipiente con uno spiffero d’acqua corrente e lasciatele sotto questo spiffero per almeno dodici ore.
Fatta questo operazione vedrete che le acciughe saranno diventate bianche, sode e si saranno leggermente aperte per permettervi di rimuovere le lische senza romperne le carni lasciando però la coda attaccata ai pesci.
A questo punto, per seguire le attuali regole di sicurezza alimentare, mettete il pesce ben ordinato in un recipiente che lascerete nel congelatore per almeno 48 ore per poter eliminare definitivamente eventuali parassiti che potrebbero contenere.
Passato il tempo richiesto consiglio di fare ritornare il pesce ad una temperatura che permetta di maneggiarlo lasciandolo nel frigo normale onde evitare che lo shock termico ne guasti la delicatezza delle carni e poi procedere con la preparazione. Anche questa è una operazione molto delicata che va fatta con attenzione e precisione.

Innanzi tutto spremete una buona quantità di limoni e tenete a portata di mano un contenitore di sale fino ed un recipiente basso e abbastanza largo da poter contenere le acciughe messe a più strati sovrapposte. Cospargete leggermente il fondo del contenitore con sale fino e adagiatevi sopra uno strato di acciughe. Fatto questo cospargete ancora con un poco di sale e poi coprite con succo di limone. A questo punto fate un altro strato di acciughe che metterete, sempre con grande attenzione, una sopra l’altra, salando ancora leggermente e coprendo ancora con limone… e continuate questa operazione fino ad esaurimento del pesce e fate in modo che il succo di limone lo copra completamente. Mettete poi il contenitore coperto in frigorifero e lasciatevelo per 24 ore. Passate le 24 ore prendete il contenitore e, sempre con molta attenzione per non far muovere il pesce, scolate completamente il limone ed sostituitelo con olio d’oliva.
Sopra tutto cospargete un poco di origano ben fino.
Le acciughe sono pronte.

N.B. Lo so, questa preparazione é lunga e faraginosa e si può abbreviare molto; si può utilizzare aceto invece del limone o fare altre manipolazioni ma la ricetta che vi ho proposto è senz’altro la migliore che io abbia mai visto anche se è la più lunga, difficile e cara…

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Acciughe al limone

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Le uova bollite nella soia

Uova bollite

Le uova bollite nella soia.
Un classico, passeggiando nei vari mercatini asiatici (qui in Taiwan) è vedere questi calderoni con uova che cuociono. Ovviamente la cosa strana è il colore…. dovuto alla salsa di soia. Veramente ho letto anche di peggio: le uova cotte nella calce e dal colore nero intenso che, a quanto pare, sono una leccornia…

Conosci l’Asia?
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Uova bollite

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Acciughe sotto sale, la ricetta

Acciughe sotto sale

Acciughe sotto sale, la ricetta.
Questa mattina ho preparato un piattino di acciughe salate e più avanti vi spiegherò come ho fatto. Mentre pulivo le acciughe che misi sotto sale la scorsa estate mi è venuto in mente l’operazione della salatura che faceva mio nonno materno mentre io, bambino, lo osservavo con attenzione. Questa è una storia un po’ lunga ma se avete voglia di leggerla desidero narrarvela… Bisogna andare molto Indietro negli anni, quando il nonno mi raccontava queste storie. Lui ed i fratelli erano molto giovani e vivevano presso la cascata, a Riva Trigoso, zona ponente. La vita era dura e i cantieri erano ancora agli albori pertanto i mezzi per sopravvivere erano veramente limitati: molti uomini andavano a navigare altri sopravvivevano facendo i contadini/pescatori perché sia la terra che il mare, da soli, non permettevano di sopravvivere e la gente si doveva adattare facendo i due mestieri. Questo è appunto quello che facevano mio nonno ed i suoi fratelli, soprannominati i “buluin”.  D’estate, pertanto, si dedicavano alla pesca delle acciughe che veniva fatta sotto costa, seguendone i banchi verso le cinque terre. La barca era un gozzo a vela latina, la rete si chiamava “manata” e la pesca avveniva piu o meno come oggi ma senza l’aiuto della lampara; prima della partenza le donne preparavano i barilotti di sale ed pescatori seguivano la costa pescando e salando, finché i barilotti non erano pieni di acciughe e si poteva così ritornare a casa. Di notte si fermavano nei porticcioli, mangiando pesce con quel poco che ricevevano scambiando i pesci di maggiore qualità che rimanevano nelle reti con le acciughe con gallette e verdura, mentre il vino e l’olio (e spesso anche le gallette) le portavano da casa. Nacquero così, per necessità, molti piatti che poi divennero tipici della nostra cucina, il più conosciuto dei quali è il “bagnun”. Mi sembra di vederlo mio nonno quando, dopo aver tolto loro la testa, adagiava nell’arbanella di vetro uno strato di acciughe, testa e coda, alle quali alternava un sottile strato di sale grosso. La meticolosità con cui eseguiva questa operazione era la garanzia di uno prodotto finito di qualità. Dopo alcuni mesi le acciughe erano mature per essere consumate.

La preparazione della acciughe cerco di farla come faceva il nonno anche se non sono sicuro se anche lui eseguisse la stessa procedura: prima tolgo con cautela il pesce dall’arbanella. Poi cerco di togliere con calma dalle acciughe più sale possibile e le lavo leggermente con una miscela di aceto appena allungato con acqua aprendole per togliere loro la lisca. Anche questa operazione va fatta con cautela cercando di non rompere il pesce. Alla fine tolgo dai filetti eventuali piccole lische o residui di sale e poi li strizzo per far uscire i residui di aceto e li adagio su di un piatto che ho bagnato con olio d’oliva extra vergine. Spargo poi sui filetti poco aglio tritato ed origano ed infine copro ancora con olio d’oliva. Il piatto è pronto. Buon appetito.

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Acciughe sotto sale

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La tipica farinata di ceci della Liguria

Farinata di ceci

La tipica farinata di ceci della Liguria.
Tra le innumerevoli foto di cibo, e tra le molte di piatti tipici liguri (focaccia al formaggio, pesto, ravioli…), mancava una delle regine: la farinata (fainà in dialetto genovese).
Giusto stasera, non sapendo cosa mangiare, ho deciso di colmare la mancanza e complice il fatto che abito vicino ad una pizzeria d’asporto (probabilmente qui a Sestri Levante fa la farinata più buona da portare a casa è proprio questa de I Due Gabbiani).
Acqua e farina di ceci, con un filo d’olio d’oliva, per un piatto semplice e salutare cotto in un forno a legna in una teglia di rame. In queste foto la farinata è quella semplice ma si può “condire” con stracchino, con gongorzola o, uno sfizio, con bianchetti.

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La farinata di ceci, conosciuta anche come fainè, fainà (in ligure) o cecìna e torta di ceci (in Toscana), è una torta salata molto bassa, preparata con farina di ceci, acqua, sale e olio extravergine di oliva. Si tratta di un piatto tipico della tradizione ligure, dove fu importato nel Medioevo dalla Repubblica Marinara di Genova, grazie ai contatti commerciali col mondo arabo e successivamente si è diffusa anche in altre parti dell’Italia.
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Gli gnocchi di patate fatti in casa

Gnocchi di patate

Gnocchi di patate fatti in casa.
Nulla di più buono con il pesto degli gnocchi di patate fatti in casa. Non è difficile la preparazione (magari Loris potrà scrivervela) ma il risultato è veramente il massimo.

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Gnocchi di patate

Gnocchi di patate

Gli gnocchi sono una preparazione di cucina estremamente diffusa in molti paesi del mondo e presentano differenze notevoli da un tipo all’altro sia per forma che per ingredienti. Per semplificare si possono definire come piccoli pezzi di impasto, solitamente di forma tondeggiante, che vengono bolliti in acqua o brodo e quindi conditi con salse varie. In Liguria gli gnocchi al pesto vengono proposti spesso in ristoranti e trattorie al pari delle trofie.
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